Altomonte – San Marco Argentano – San Demetrio Corone
Due giorni all’ombra del Pollino
In Calabria ti guido io!
Altomonte- San Marco Argentano
San Demetrio Corone
Un itinerario suggestivo tra arte e storia
di
Daniela Strippoli
Ecco un itinerario che ci consentirà di conoscere quei luoghi della Calabria meno conosciuti e quasi mai inseriti nei percorsi turistici, ma che conservano la preziosità della loro arte e della loro storia; storia di estrema importanza per la valenza culturale che tramandano.
Il primo giorno visiteremo Altomonte con il suo bellissimo Duomo, espressione dell’arte gotica del 300; il museo dove si conserva l’opera del famoso pittore e miniatore senese Simone Martini, noto anche come Simone Senese (Siena, 1284 circa –Avignone, 1344). Ceneremo e pernotteremo ad Altomonte.
Il secondo giorno visiteremo San Marco Argentano, la città sede di Ruggero il Normanno, con la sua bellissima torre e la misteriosa Cattedrale. Successivamente, a San Demetrio Corone, faremo visita alla bellissima chiesa di Sant’Adriano.
Altomonte in provincia di Cosenza è il centro medievale tra i più rinomati della Calabria. Appare incastonato nella maestosa corona dei monti del Pollino aprendosi verso il naturale spettacolo dell’azzurro del Golfo di Taranto da un lato ed in quello del Mar Ionio dall’altro. La sua storia, le sue viuzze irte e strette che salgono verso il castello in cima alla collina, a circa 500 m s.l.m., lo annoverano tra i Borghi più belli d’Italia ma sono certamente la sua Storia e la sua Arte a costituirne il suo ricco patrimonio culturale e qui, sicuramente, le tracce lasciate dal gotico toscano del Trecento sono molto interessanti.
Le origini di Altomonte sono molto antiche e risalgono all’epoca di Plinio il Vecchio ( 23-79 d.C) che, nella sua “Historia Naturalis” lo annovera con il nome Balbia, lo squisito vino Balbino ma, la sua storia medievale risale alla prima metà del 1300 ed è legata al nome del signore del luogo, il Conte Filippo di Sangineto, nipote di san Tommaso d’Aquino, e al servizio degli Angiò di Napoli all’epoca regnanti. Filippo rimase vicino al re Roberto e al principe ereditario Carlo, duca di Calabria. Raggiunta la nomina di giustiziere del regno, si trasferì in Francia.
Il Papa Clemente VI lo tenne molto in considerazione e nel 1342 emanò cinque bolle per l’edificazione della chiesa della Madonna della Consolazione, straordinaria espressione del gotico in Calabria che fu costruita per volontà di Filippo Sangineto, primo conte di Altomonte, su un precedente edificio dedicato a Santa Maria de’ Franchis di epoca normanna. Intorno al 1443 la Contea di Altomonte passò in mano ai Sangineto i quali realizzarono nuovi ampliamenti alla chiesa verso l’inizio del XV secolo. Successivamente la chiesa passò ai domenicani che vi costruirono il monastero. La nuova chiesa presenta una pianta a croce latina a unica navata che si concludono in due bellissime cappelle laterali rimaneggiate in epoca barocca, abside incluso nel muro di fondo e transetto molto sporgente coperto da colte a crociera.
Attraversare a piedi il paese dà l’impressione di ripercorrere le strade di un centro medievale romantico, illuminato dagli antichi lampioni e percorso dalle stradine a ciottoli dei suoi vicoli in salita e conforme alle consuete esigenze di difesa.
Salendo per i vicoletti ci troveremo dinnanzi alla bellissima facciata del suo Duomo affiancata dalla massiccia torre campanaria che si affaccia sul bellissimo monte del Pollino dalla cima quasi sempre innevata. Sulla facciata sono evidenti alcuni elementi di chiara derivazione francese come il rosone e sul portale la presenza di un architrave rettilineo con un motivo vegetale che corre nella strombatura dell’arco che lo inquadra. All’interno della chiesa si custodisce il monumento funebre della famiglia Sangineto e la tomba pavimentale di Cobella Ruffo all’ingresso della chiesa.
La visita della chiesa di Altomonte si completa con l’ingresso all’attiguo museo, un tempo convento dei Padri Domenicani, che fu voluto dalla contessa Cobella Ruffo di Sanseverino e costruito intorno alla metà del 400 . Il museo si divide in due sezioni di cui la più piccola è la più interessante e si trova a sinistra dell’ingresso. Tra le opere si possono ammirare la tavoletta con il San Ladislao di Simone Martini (1326), due tavolette di Bernardino Daddi (1328), il San Giovanni Battista e la Maddalena, ilsant’Agostino e san Giacomo, e due splendide lastre di alabastro provenienti
dalla Francia e datate al ‘400 che rappresentano le Storie della vergine e la Storia della Passione.Paramenti, sculture ed altri dipinti completano il patrimonio museale. La Madonna delle Pere fu attribuita a Paolo di Ciacio (1457), artista di Mileto (Reggio Calabria) e discepolo di Antonello da Messina. Cena e pernottamento in Hotel.
Il terzo giorno, dopo la colazione in hotel, partenza per
San Marco Argentano.
Collocandosi nell’ampia zona della Sibaridite, la storia di San Marco Argentano in provincia di Cosenza parte dai tempi neolitici come attesterebbero i numerosi ritrovamenti e segue poi con la conquista greco-romana.
L’assetto attuale della cittadina si deve però all’arrivo dei normanni in Calabria e in particolare all’imperatore Roberto il Guiscardo come testimoniano i vari monumenti che la caratterizzano quali: la torre detta appunto normanna, la cripta del Duomo e la vicina abbazia della Matina che sorge però fuori dal centro abitato.
La Cattedrale di San Marco Argentano dedicata a San Nicola di Mira, sorse sulle rovine di un tempio sacro dedicato a Poseidone. I suoi documenti risalgono a però all’XI secolo e ciò fa dedurre che la chiesa e tutte le fabbriche dell’Episcopio che vi si attorniano siano state volute da Roberto il Guiscardo. La sua pianta è basilicale divisa internamente in tre alte navate da otto colonne per lato e terminanti con tre absidi di cui, quella centrale è affrescata con un clipeo raffigurante la vergine con bambino.
Bellissimo è l’arco trionfale che termina la navata centrale la quale presenta una suddivisione in quattro ampie campate coperte da volte a crociera ogivali. La superficie è interamente decorata con stelle su sfondo azzurro di chiara derivazione gotica. Dal gotico superiore si passa al romanico nella parte inferiore ricordandomi un po’ la tipologia della Chiesa di san Francesco ad Assisi.
Dal portale laterale esterno si accede alla Cripta Normanna della chiesa che costituisce senza ombra di dubbio la parte più interessante dell’intera costruzione testimone di quanto la storia abbia tracciato in maniera incisiva la sua impronta indelebile. Entrandovi infatti si avverte un certa suggestione davanti al mistero dell’antico ossario posto nell’ombra che inevitabilmente generano i trentacinque archi a sesto acuto che sorreggono le colonne delle campate che ne dividono l’interno. Molto particolari e suggestive sono le volte costruite in laterizio disposto a “spina di pesce”. Pranzo in ristorante Dopo Pranzo, sulla via del rientro faremo sosta a San Demetrio Corone un piccolo paese in provincia di Cosenza a circa 500 m di altitudine, a circà metà strada tra i due mari, che conserva i magici mosaici nella sua chiesa di Sant’Adriano. L’edificio fu studiato dal’archeologo Paolo Orsi che trovò un’iscrizione a caratteri latini e due lettere greche con il nome Bartolomeo, forse il domatore,che conferemerebbe la conclusione della chiesa nel XII secolo.
La montagna calabrese è sempre stata luogo prediletto per l’incredibile silenzio che propaga tanto da attrarre, più di mille anni fa, Nino Maleno un monaco basiliano di immensa cultura. Al suo arrivo raccolse un gruppetto di cenobiti in un piccolo oratorio dedicato a sant’Adriano che poco dopo diventò una chiesa alla quale poco dopo vi si aggiunse un monastero. Tutto questo però finì con l’arrivo dei Saraceni che sbarcarono dalla Piana di Sibari e saccheggiarono bruciando tutto ciò che trovarono nell’entroterra. Sui ruderi anneriti si fermò pochi anni dopo un altro monaco che avviò la nuova ricostruzione della splendida chiesa di Sant’Adriano.
La chiesa risale all’XI secolo e la sua tipologia architettonica mostra la sua dimensione romanicasoprattutto per i portali laterali e quello centrale. La sua facciata è a doppio spiovente ed il portale d’ingresso, oggi scomparso, presentava un protiro poggiante su dei leoni. Oggi vi si accede dal portale sul fianco occidentale che presenta sullo stipite dei bassorilievi che lasciano sgomenti per le raffigurazioni che presentano: mascheroni di uomini e gatti dalle cui bocche si diramano tralci di motivi vegetali di indecifrabili allegorie. La pianta della chiesa come suggerisce la facciata originaria è a tre navate divisa da pilastri e colonne che sorreggono una serie di bellissime arcate e termina in un’unica abside centrale
Di pregevole fattura e di grande interesse è il bellissimo pavimento musivo in opus sectile che anche se di tradizione bizantina, rimanda a presenze benedettine Il bellissimo mosaico pavimentale è in parte conservato e presenta una vivace policromia ed un ricco repertorio decorativo che aderisce al gusto medievale di unire il fantastico ed il mostruoso. Molto simbolici sono i disegni: quello con il serpente che si arrotola per tre volte su stesso, quello che disegna un otto con le sue spire, quello che si contende la preda con la pantera ecc.. Iconograficamente e stilisticamente il pavimento si accosta un po’ ai modelli dell’abbazia di Montecassino fatta costruire dall’imperatore longobardo Desiderio.
Interessante è anche il bellissimo ciclo di affreschi che si conserva nei sottarchi dove sono raffigurati santi vescovi, santi militari, monaci ed un asceta in uno stile che richiama le esperienze figurative bizantine della fine del XII secolo. Dopo un viaggio tra i misteri della storia rientriamo. Costo da definire ( Minimo 20 persone)
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