Amendolea – Gallicianò

Itinerario grecanico

In Calabria ti guido io!

Amendolea-Galliciano’

Un viaggio affascinante
tra i greci della Magna Grecia

di

Daniela Strippoli

Il castello dell’Amendolea

                      Il castello dell’Amendolea
                      Foto © Nino Guarnaccia

E’ un’itinerario che non rientra nei consueti circuiti turistici. Chi vuole immergersi in una dimensione senza tempo, sentire e percepire così l’eco di voci lontane in una natura dai mille colori,permeandosi del fascino di una superba vallata che solo da lassù regala incredibili emozioni, trova qui il suo summa.
Questo itinerario ci consente d’entrare nel cuore dell’area grecanica della Calabria in maniera profonda ed incisiva. Tutto questo grazie ai racconti della gente vera che, con grande orgoglio, ci aprirà le porte della propria casa per narrare la sua storia.
Sarà una un affascinante percorso tra i ruderi di un vecchio borgo abbandonato  che ci rivelerà incredibili sorprese.

Ciò che rimane del castello di Amendolea Come appare risalendo dall’antico borgo

                Ciò che rimane del castello di Amendolea
                  Come appare risalendo dall’antico borgo
                           Foto © Daniela Strippoli

La prima tappa prevede  il passaggio dell’Amendolea, l’ enorme fiumare dell’Aspromonte, un tempo navigabile e il cui nome deriva dal dialetto locale mmenduli che significa mandorle. Le sue sponde, infatti,  sono caratteristiche per i mandorli  che le accompagnano.

Amendolea è  una frazione del comune di Condofuri in provincia di Reggio Calabria e il suo borgo, abbandonato dal 1953 a causa di un’alluvione, occupa un piccolo pianoro posto immediatamente ai piedi del castello.

Il panorama da una finestra del castello

                          Il panorama da una
                         finestra del castello
                      Foto © Daniela Strippoli

Il castello sorge su un’altura incredibilmente affascinante e strategica: sulla vallata dell’Amendolea! Un tempo essa costituiva il confine tra i territori di Locri Epyzefiri e quelli di Reggio Calabria.

Appollaiata in cima a una roccia, che scende a picco nella vallata, per chi la osserva dall’alto la sensazione è che sia un’isola sospesa nell’aria.

Ecco il Castello di Amendolea come appare dall’alto

                      Ecco il Castello di Amendolea
                           come appare dall’ alto

Il vecchio Castello oggi è ridotto a rudere. Il grave terremoto che colpì l’intera regione nel 1783 provocò inevitabilmente il crollo di molti edifici, oltre a una profonda spaccatura degli strati geologici.

Le origini dell’antico borgo sono incerte. E’ probabile che sia anteriore alle origini del castello, la cui data di fondazione è fatta risalire alla metà dell’XI secolo. Come già avvenuto per molte altre strutture militari fortificate, la torre mastio, o donjon , fu costruita sin dall’origine con possenti murature.

La chiesa dell’antico borgo di Amendolea

                              La chiesa dell’antico
                              borgo di Amendolea
                            Foto © Daniela Strippoli

In alcuni documenti si afferma che le murature interne avevano uno spessore di circa 3 metri. Esse sono ancora visibili nella parte inferiore di un’altra torre a pianta quadrata, che fu costruita direttamente sul piano roccioso.

Molti storici identificano la fiumara Amendolea con l’antico fiume Alex, che divideva il territorio di Reggio Calabria da quello di Locri Epizefiri. Questo starebbe a significare che il paese è ben più vecchio, alcuni reperti molto antichi ritrovati starebbero a dimostrarlo.

Le pareti interne del castello

                    Le pareti interne del castello
                        Foto © Daniela Strippoli

La storia di Amendolea è legata alla storia del suo castello, che subentrò nel possesso del feudo della famiglia Ruffo.

Visiteremo, scoprendole tra i ruderi, le tre chiese bizantine del borgo: San Sebastiano, San Nicola e Santa Caterina.

Da qui, seguendo la direzione del mare e attraversando giardini coltivati a bergamotto, raggiungeremo un agriturismo per il pranzo.

Alcune immagini dell’antica lavorazione della ginestra conservata nel museo etnografico

                                                                     Alcune immagini dell’antica lavorazione
 della ginestra conservata nel museo etnografico
               Foto © Daniela Strippoli

lavorazione della ginestra

Dopo il pranzo, generosamente grecanico e innaffiato dall’ottimo vino greco, e accompagnato dal ritmo di tamburello, organetto e ciaramella, ci incammineremo verso Gallicianò.

Non spaventi la stretta stradina in pendenza che dovremmo attraversare! Qui sta il suo fascino. Inoltre, la stessa è in parte asfaltata e in parte sterrata. Nei dintorni sono state rinvenute sepolture di età ellenistica.

Il benvenuto a Gallicianò è inciso sulla pietra...

                   Il benvenuto a Gallicianò
                        è inciso sulla pietra…
                    Foto © Daniela Strippoli

Gallicianò è un piccolo borgo nascosto fra i monti aspromontani. La sua origine risale alla Magna Grecia. Grazie al suo lungo isolamento e alle impervie vie di comunicazioni, Gallicianò ha mantenuto le sue origini antiche a cominciare dalla sua lingua parlata, che è ellenofona, e che ancor oggi  continua ad essere orgogliosamente usata.

Le vie del paese ricordano il nome di antichi personaggi della letteratura ellenica scritte nelle due lingue: italiano e greco.

gallicianò

       La chiesetta di San Giovanni Battista

Visita obbligata è la Panaghìa tis Elladas ( Madonna dei Greci), la piccola e graziosissima chiesetta ortodossa, aperta dal 1999, e il cui culto è stato affidato ai monaci del Monte Athos.

Entrandovi, suggerito dall’odore dell’incenso, si percepirà l’alito dello Spirito Santo. La reazione immediata sarà l’esigenza di raccoglimento. Tutto questo è naturale per poter assaporare quel misticismo che da qui si diffonde per tutto il paese.

L’anfiteatro di Gallicianò

                        L’anfiteatro di Gallicianò
                        Foto © Daniela Strippoli

Proseguiremo con la scoperta della cultura grecanica visitando  il museo etnografico, che conserva la storia delle tradizioni greche e bizantine. Utensili in legno utilizzati per la produzione del formaggio e della ricotta, strumenti musicali tradizionali, ciaramelle, tamburelli, vari strumenti indispensabili per la lavorazione della ginestra che è esposta, ben raccolta, in matasse dalla colorazione ottenuta con metodi e prodotti naturali.

Moltissimi sono anche i setacci, le fiscelle in canna di bambù che mantengono il vivo odore del formaggio, puntualmente prodotto ogni giorno nella zona.

L’interno della Panaghia bizantina

                L’interno della Panaghia bizantina
                      Foto © Daniela Strippoli

La chiesetta di San Giovanni Battista costituisce il cuore del borgo. Sorge nella parte più bassa di Gallicianò e ne costituisce il cuore.

Le sue origini risalgono all’XI secolo. Presenta una pianta rettangolare, ed è affiancata dal suo campanile quadrangolare. Oggetto di numerose campagne di scavo, le stesse ha hanno permesso di riportare alla luce un importante fonte battesimale in marmo.

La fontana dell’Amore

                           La fontana dell’Amore
Foto © Daniela Strippoli

Sopra l’altare, una nicchia accoglie la statua marmorea cinquecentesca di San Giovanni Battista nella sua tradizionale iconografia che è attribuita alla scuola del Gaggini.

I colori e i profumi percepiti all’alba e al tramonto sono tipici dell’Aspromonte greco. Chi avrà la fortuna di vivere questo itinerario ne rimarrà incantato.

Il bellissimo Giardino di Ugo dove degusteremo il pranzo foto © Bruna Rodà

                    Il bellissimo Giardino di Ugo
                    dove degusteremo il pranzo
                           foto © Bruna Rodà

 

 

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