Monastero S. Giovanni Teristi-Bivongi

Il Monastero di San Giovanni Teristi

di Bivongi.

Il Monte Athos in Calabria.

di

Daniela Strippoli

                           Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli
                                      Sacra Metropoli d’ Italia
                           Santo Monastero San Giovanni Theristi

Chi è stato in Grecia ed è salito sul Monte Athos si meraviglierà di ritrovare in Calabria una simile atmosfera. Avvolto in un silenzio che sa di pura preghiera, in un contesto naturale che entra nel cuore, la chiesa di San Giovanni Teristi a Bivongi, in provincia di Reggio Calabria, è lì da nove secoli a dominare la meravigliosa vallata in cima alla collina  su cui sorge alle pendici del Monte Consolino: la Vallata dello Stilaro.

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                                  La parte posteriore del Katholikon 

Il katholikon scoperto, come tanti altri siti in Calabria, dall’archeologo trentino Paolo Orsi all’inizio del novecento, è oggi retto da  una comunità di monaci rumeni ma, fino a pochi anni fa, accoglieva i monaci greci provenienti dal Monte Athos. La sua origine è chiaramente bizantina come si evince dallo stile architettonico. Il primo elemento che emerge appena si sale l’irta collina per raggiungerlo, è la sua cupola che poggia su un doppio tamburo in laterizi come del resto, si presenta interamente tutto l’edificio. Varcando il portale bugnato secentesco che raccorda la recinzione che lo proteggeva dai banditi che, un tempo, minacciavano continuamente l’intera zona, si resterà immediatamente colpiti dalle bellissime absidi della chiesa.

 

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                                    Un sapiente gioco di spigoli
                                      e rientranze in laterizio

Lo stile si rifà alle costruzioni arabeggianti della Sicilia, infatti a me ricorda tantissimo la decorazione esterna delle absidi della cattedrale di Monreale. Archi intrecciati che, dalla cornice dell’alta zoccolatura,  si susseguono creando un gioco decorativo che accompagna lo sguardo a seguire l’intera costruzione. Un gioco di spigoli, rientranze e sporgenze, tra i mattoncini disposti di taglio, accompagnano la soluzione della cupola che presenta un unicum. Due  tamburi esterni, uno quadrato ed uno cilindrico, corrispondono a tre tamburi all’interno sapientemente uniti da trombe d’angolo di sapore orientale. Il tamburo cilindrico esterno che sorregge definitivamente la cupola è caratterizzato da una finta loggetta costituita da esili colonne che si susseguono una dietro l’altra suggerendo una certa leggerezza architettonica che crea equilibrio all’intera struttura.

 

                 La soluzione della cupola
                  sui due tamburi esterni

Annesso alla chiesa mononavata e terminante con le tre absidi, è il piccolo vano quadrato che, nell’XI secolo, fu fondato dal monaco Giovanni detto Teristi, il mietitore. Le fonti raccontano che il monaco Giovanni, figlio di madre cristiana e di padre musulmano,  giunse in Calabria dalla Sicilia per professare liberamente la sua vocazione cristiana e trovò sul Monte Consolino e nella Valle dello Stilaro, la giusta condizione per proseguire la sua scelta di vita eremitica. Qui presto si unì ad altri due discepoli, Ambrogio e Nicola e insieme condussero la stessa scelta. La particolare vocazione di Giovanni non tardò a manifestare in lui  i primi segni divini. Uno dei più importanti miracoli attribuiti al santo è quello della raccolta dei covoni. Si narra che, in una giornata di primavera, il monaco Giovanni si recò nei campi, com’era solito fare, per salutare i contadini intenti alla raccolta del grano ma, un improvviso temporale costrinse loro a ritirarsi e mandare a monte il loro quotidiano e faticoso raccolto.

 

acqua santiera

            Aghiasma o kolinvitra raccoglie
          l’acqua santa che i fedeli bevono
                    e portano a casa

Al termine della pioggia uscì il sole e appena i braccianti tornarono sul campo trovarono miracolosamente tutto il grano già raccolto. Fu questo il primo miracolo che ha attribuito al monaco Giovanni l’appellativo di Teristi ossia il mietitore e colui che compie i miracoli. Intanto i normanni stavano conquistando l’intera Calabria  latinizzando quanto potevano per accattivarsi il consenso della popolazione. Non tardarono a giungere a Bivongi che un tempo faceva parte del territorio di Stilo. Il conte Ruggero d’Altavilla  venne a conoscenza dei prodigiosi doni del monaco  Giovanni e lo chiamò a corte non appena fu colpito da una grave malattia che gli deturpava il volto.  Giovanni lo guarì e il Conte lo ringraziò con una notevole donazione che consentì l’ampliamento del monastero. E’ per questo infatti che l’intera costruzione risale a diversi periodi. All’XI secolo risale il piccolo vano quadrangolare , un tempo il monastero, in cui sono state rilevate le sepolture dei monaci. Questo fu annesso all’intera costruzione mediante la navata che fu costruita alla fine del XII secolo per unire il katholikon triabsidato la cui costruzione avvenne all’inizio del XII secolo.

La bellissima iconostasi

                                         La bellissima iconostasi

L’interno, ad un’ unica navata,  regala l’intima e mistica atmosfera tipicamente bizantina. Una bellissima iconostasi lignea finemente incisa mostra le sacre icone del pantokrator, della Vergine e dei Santi e separa così la zona sacra del presbiterio che si caratterizza nelle tre absidi. In quella centrale un affresco rappresenta la figura di San Giovanni in veste di mietitore, con la falce in mano in un campo di grano. Le due laterali, più piccole raccordano i due ambienti quadrangolari noti nelle costruzioni religiose bizantine,  diakonikon e prothesis  utilizzati per la liturgia ortodossa.

Un’atmosfera di pace e di silenzio avvolge chiunque si reca a visitarlo e, l’affaccio sulla vallata, riempie di pienezza. Lascia dentro un sensazione di pace che meraviglia perché la spiritualità che vi si respira fa entrare in quella mistica dimensione orientale che inevitabilmente affascina.

 

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