Il rito delle Papazze
La Primavera
a Chora Tu Vuà
Demetra e Persefone nel rito delle Papazze
nella Domenica delle Palme
di
Daniela Strippoli
Una Papazza o Pupazza
foto © Prof.Sebastiano Stranges
BOVA (Rc) – Le tradizioni popolari sono quelle cose che inevitabilmente immergono nel cuore di un popolo e riconducono attraverso gesti, espressioni, costumi e partecipazione collettiva, a comprendere bene il modo di vivere e soprattutto la cultura di un luogo.
La Calabria di tradizioni popolari ne ha da vendere. Troppo grande la sua estensione per raccontarle tutte insieme! Per questo mi limito a raccontare quelle da me vissute in prima persona e che mi hanno affascinata e, nello stesso tempo, meravigliata, per il modo in cui queste ancora oggi, nella contemporaneità del progresso, rimangono come un fatto isolato ma vivo e fortemente sentito.
Non avevo mai assistito alla benedizione delle Palme a Bova o, come i bovesi tengono a chiamarla, Chora Tù Vùa, la capitale della Bovesia. Il borgo antico arroccato a mò di cono rovesciato sull’alto colle dell’Aspromonte, affacciandosi sul Mar Jonio aperto fino alla sponda dell’Etna, offre già una suggestiva location. Si entra dalla porta delle mura che un tempo lo circondavano e si raggiunge subito la piazzetta dove giace, come monumento simbolo dell’emigrazione, la locomotiva a vapore. Il saluto della gente che guarda incuriosita chi non è di quel luogo, mette subito di buon umore e invoglia ad una chiacchierata.
Una volta presentati poco ci vuole a ritrovarsi allegri a raccontarsi, con un buon bicchiere di vino locale che, con orgoglio offrono, ribadendo che è il loro perchè rinomati sono i vigneti secolari che affondano le loro radici nella Magna Grecia.
Il sabato che precede la benedizione solenne delle Palme è per Chorà un grande giorno. La preparazione è lunga tutta la settimana che la precede. I contadini sono occupati a spogliare gli alberi di ulivo nei campi, le donne sono intente a raccogliere fiori e frutta e a sistemarli con cura affinchè conservino il loro colore. C’è chi prepara i tipici biscotti e, per le stradine di pietra, all’odore dei camini e all’odore del pane cotto a legna, si unisce anche quello un po’ vanigliato dei biscotti con le uova che le ragazze preparano con cura per il loro fidanzato. E’ primavera!
La Domenica delle Palme a Bova si festeggia la Primavera secondo una tradizione legata alle origini greche di Chòra. La festa delle “Papazze”meglio conosciuta come le “Pupazze” .
Una grande festa che ripropone da secoli un rito antichissimo: i misteri Eleusini legati alla figura di Kore o Persefone. Nella mitologia, Persefone figlia di Zeus e di Demetra, è stata rapita da Ade, il dio dell’oltretomba, costretta a trascorrere i dodici mesi dell’anno per metà sulla terra e per metà degli inferi.
I mesi che trascorreva sulla terra corrispondevano al periodo della primavera e dell’estate. Il rapimento della figlia scatenò un tormento nella madre Demetra, Dea della fertilità e dell’agricoltura, protettrice dei campi e della natura e sfogò la sua ira scatenando inverni duri e lunghi. Grazie all’intervento di Zeus si raggiunse l’accordo di riavere Persefone sulla terra nei mesi del sole, in primavera ed in estate.
A costruire le Papazze sono i contadini che, con grande abilità e infinita pazienza, quella che hanno ereditato durante la loro vita colma di sacrifici, intrecciano le foglie d’ulivo intorno ad un’ anima centrale, costituita da un ramo o da un semplice paletto di legno, e una volta costituito il “corpo di ulivo” questo è vestito con fiori freschi raccolti nei campi ed impreziosito dai loro colori e dalla frutta di stagione.
Le Papazze, si distinguono tra loro per dimensione; grandi le madri e piccole le figlie ricollegandosi ancora una volta alla madre Demetra e alla figlia Persefone.
Tutto ciò concorre inevitabilmente a creare una particolare atmosfera di gioia e colore che rende suggestiva la processione tra le strade del borgo tra i cori di preghiera delle donne più attempate coperte nei loro scialli e la gioia negli occhi dei giovani che, solo durante le feste di calendario, fanno ritorno a casa per riunirsi con la propria famiglia. Al termine della benedizione le Papazze sono spogliate e i vari rametti di ulivo distribuiti agli astanti. I rami di ulivo rimarranno per tutto l’anno in casa come segno contro il malocchio , infatti in Calabria non c’è cosa più sbagliata che sbarazzarsi dei rami di ulivo benedetti. La cosa migliore, in questo caso, è bruciarli nel fuoco, magari con del sale per scacciare il nefasto.
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