La Stauroteca di Cosenza
La Stauroteca
di
Cosenza
di
Daniela Strippoli
Tra le più preziose opere d’arte che vanta la Calabria, per il suo lungo percorso storico, oltre ai famosi bronzi di Riace, nessun dubbio che la Stauroteca di Cosenza (dal greco Stauròs che significa Croce, e heke, che significa raccolta) ossia la croce reliquiario contenente un frammento della vera croce di Cristo., è tra le più belle e preziose.
L’Imperatore Federico II
Hohenstaufen di Svevia
Interessante e affascinante la sua storia. Questa importante reliquia giunse a Cosenza il 30 gennaio del 1222, in occasione della cerimonia di consacrazione della Cattedrale dopo il devastante terremoto nel 1184 come dono dell’Imperatore Federico II Hohenstaufen di Svevia alla città, conosciuto anche con due curiosi appellativi: “Stupor mundi ” (meraviglia o stupore del mondo) e “Puer Apuliae“ (fanciullo di Puglia).
Guglielmo II detto il Buono
In questo modo si rinnovava, una tradizione risalente a Guglielmo II (1153-1189) che era solito omaggiare con preziose croci d’oro e argento le fondazioni ecclesiastiche del regno.
La Stauroteca di Cosenza
La croce fu realizzata su una lamina d’oro e misura 27,7 cm di altezza e 20,7 cm di larghezza.
Immagine del braccio trasversale della croce:
al centro il medaglione con Cristo assiso in trono
ai lati i due evangelisti S. Marco a destra, e S. Luca a sinistra
Sul un lato, quello comunemente ritenuto il recto, è raffigurata la Majestas Domini, con Cristo trionfante assiso in trono che con la mano destra benedice e con la sinistra regge il libro chiuso. Al di sotto di questo vi è la piccola teca cruciforme che contiene la reliquia della vera Croce.
All’estremità dei bracci si inseriscono quattro medaglioni, a loro volta circuiti, da altrettanti dischetti disposti in diagonale al medaglione centrale che è il più grande.
I medaglioni laterali ospitano le figure dei quattro evangelisti intenti a scrivere i loro Vangeli (in altro S. Giovanni, a destra S. Marco, sul lato opposto S. Luca, in basso S. Matteo).
Sul lato opposto: Cristo crocifisso tra
San Giovanni Battista a destra, e la Vergine a sinistra
La faccia opposta è occupata quasi per intero da una grande lamina centrale con la crocifissione. Il Cristo morente è rappresentato con gli occhi chiusi, il capo reclinato sulla spalla destra, il corpo gravato dal suo stesso peso, i piedi ben inchiodati al suppedaneo.
Ai lati della croce, nei due medaglioni trovano posto San Giovanni Battista e la Vergine secondo la tradizionale iconografia della Deesisbizantina. In alto un arcangelo, probabilmente Michele, che regge il globo e nel basso l’altare con i simboli della passione di Cristo.
Nel dischetto in basso sono raffigurate le Arma Christi sopra l’altare gli strumenti della Passione, secondo una originale interpretazione del tema orientale dell’etimasia.
Ravenna: Mosaico absidale della
chiesa di sant’Apollinare in Classe
Dalla diffusione delle raffigurazioni monumentali della “crux” gemmata a partire da mosaici absidali della chiesa di Sant’Apollinare in Classe a Ravenna e di Santo Stefano Rotondo a Roma si è infittita la produzione di reliquiari cruciformi realizzati in materiali preziosi come, ad esempio, la croce donata dall’imperatore Giustino II ( 565-578) a Papa Giovanni III (561-574).
Roma: Mosaico absidale della
chiesa di santo Stefano Rotondo
La presenza “ab antiquo” delle stauroteche in prestigiose sedi dell’Occidente si lega alle ricche donazioni offerte dal Costantinopoli, dove erano custoditi i resti della Vera Croce, fondamento ed emblema del potere imperiale.
Sembrerebbe la Stauroteca di Cosenza , così descritta, una delle tante croci reliquario diffuse nella nostra penisola ed esposte nei più prestigiosi musei. Ma in realtà non è così ed ecco il perché.
Ciò che rende tanto preziosa la Stauroteca di Cosenza è la preziosità della tecnica utilizzata per la sua realizzazione. La tecnica detta a Cloisonnè.
Fibula a disco decorata a cloisonné in oro,
granati e paste vitree, Museo di Antichità di Torino
Tale tecnica prevede l’incastonatura di pietre preziose e di paste vitree entro un reticolato di cellette ad alveolo, tecnica, questa, che rimanda la sua origine al tempo, impropriamente considerato oscuro, dell’alto medioevo.
Furono infatti i barbari, in particolare gli Unni nel IV secolo, ad introdurre in Europa tale tecnica e, da allora, venne largamente utilizzata nella realizzazione di oggetti appartenenti in particolare all’oreficeria.
Alla bellezza del cloisonné, impreziosito dai bellissimi colori delle paste vitree, si unisce la filigrana che circonda l’intero reliquiario con la sua trama sottile di intrecci intrattenendo la luce e riflettendola sui bellissimi smalti che sono incastonati sulla lamina d’oro.
Ecco alcuni esempi di oreficeria longobarda
realizzate con la tecnica del Cloisonnè
La Stauroteca di Cosenza, per l’alta qualità stilistica e per l’elaborazione iconografica è un interessante esempio dell’arte dello smalto nella tarda età medio bizantina.
Il medaglione in basso con la figura
di San Matteo intento a scrivere il Vangelo
Sussistono infatti reali affinità estetiche, oltre che stilistiche, con i bellissimi mosaici di Monreale e proprio tali legami consentono di datare l’opera alla fine del XII secolo.
Il manufatto cosentino è considerato una originale espressione dell’arte comnena (rinomata dinastica bizantina portatrice di uno stile più raffinato ed elegante rispetto a quelli precedenti) ma si può anche supporre che l’opera potrebbe essere mano di maestro costantinopolitano chiamato a Palermo nella tecnica dello smalto alveolato.
Il medaglione in basso con la figura
di San Matteo intento a scrivere il Vangelo
Interessante sarebbe, ora approfondire i legami che intercorrono tra le figure dei singoli medaglioni. Sono certamente più coevi allo stile bizantino gli evangelisti, nei medaglioni laterali e la figura di Cristo, in quello centrale, mentre più vicino alla scultura gotica del 1200, sembra essere Cristo crocifisso per la resa della sua fisicità.
INFO
La Stauroteca è conservata presso il
Museo Diocesano
Piazza Aulo Giano Parrasio, 16
lun – sab dalle 9.00 alle 13.00
pomeriggio e domenica su prenotazione
aperture straordinarie per gruppi
ingresso libero
tel. 098.46877171/2
Il sito web del Museo Diocesano di Cosenza : www.museodiocesanocosenza.it/
Link correlati
Articoli correlati
Il monastero di San Giovanni Teristi
Le Madonne del Gagini in Calabria
La liquirizia di Rossano: l’Amarelli
Serra San Bruno e la sua Certosa
Il Parco Archeologico Scolacium
L’Area Grecanica: Bova Marina e la sua Sinagoga
Santa Severina e il suo Battistero
La costa ionica della Calabria
Calabria Terra di Luce e di Colori
Rossano: “Il Codice Puprureus Rossanensis”
Daniela Strippoli è su Facebook
In Calabria Ti Guido IO è su Facebook
- Posted on by Daniela Strippoli
- Posted in Articoli
- Tagged arte comnena, Calabria cultura, calabria turismo, cloisonnè, Cosenza, Cosenza turismo, Federico di Svevia, Federico II Hohenstaufen di Svevia, fibule longobarde, Museo Diocesano di Cosenza, Stauroteca
Comments are closed.