Motta San Giovanni – Reggio Calabria
In Calabria ti Porto io!
Reggio Calabria – Motta San Giovanni
Un viaggio tra Storia, arte e leggende
di
Daniela Strippoli
Per chi giunge in Calabria, alla scoperta della sua storia e soprattutto delle sue bellezze che qui, come in nessun altro luogo, sono straordinarie anche per la posizione geografica di Reggio Calabria, è un itinerario obbligato.
Qui, infatti, termina la punta dello stivale che si congiunge dolcemente con la punta estrema della Sicilia.
Ancora più bello appare questo stupendo panorama se visto dall’alto di Motta San Giovanni dove, dall’ XI secolo, si erge imponente un’ enorme fortezza conosciuta come Castello di Santo Niceto.
Facile giungere a Reggio Calabria per chi vuol prendere l’aereo perché provvista del suo aeroporto, il secondo della regione, che si trova anche vicino al famoso lungomare della città. Ma altrettanto facile sarà raggiungerla in autostrada dal momento in cui i lunghi lavori della A3 Salerno – Reggio Calabria, sono veramente a buon punto.
Solo raggiungere la città sarà un’emozione sia che si arrivi dal cielo sia che si arrivi via terra.
La prima tappa dell’itinerario è una località inedita e poco considerata dai consueti circuiti turistici: Motta San Giovanni.
Piccolo comune di circa 6000 abitanti che troviamo menzionato per la prima volta in un documento del 1412. In origine sorgeva un villaggio fortificato, il cui nome derivava dal vicino monastero bizantino di San Giovanni Teologo, e che mutò in Motta San Giovanni con l’ arrivo degli Angioini.
Dista pochi chilometri da Reggio Calabria sulla costa ionica e conserva un vero gioiello di architettura militare: il castello di San Niceto che sorge in cima ad una roccia a strapiombo sul mare di fronte all’Etna e dunque sulla sponda opposta di Catania offrendo una vista che dire unica è riduttiva. Si raggiunge facilmente dopo una piacevolissima passeggiata a piedi attraversando splendidi campi tra suggestive pinete.
All’interno dei possedimenti di Motta san Giovanni furono inglobati i ruderi dell’ormai decaduta fortificazione dell’XI secolo. Le sue mura di cinta hanno un’estensione di 648 metri ed erano dotate di bastioni.
Al suo interno racchiudeva palazzi e una chiesa di piccole dimensioni, ad unica navata e absidata che era a servizio della guarnigione della fortezza. Dopo cinque secoli di abbandono, questi edifici, furono restaurati in seguito a due importanti campagne di recupero e di restauro avviate nel 2002 e nel 2004.
La posizione del castello è molto suggestiva. Chiunque abbia voglia di lasciarsi avvolgere dall’infinito che si fonda tra mare e cielo si lascierà coinvolgere dalla sua incredibile storia. Il castello appare come la prua di una nave rivolta verso la montagna e la poppa verso il mare.
Il suo nome fa riferimento a San Niceto, ammiraglio bizantino a cui la Sicilia era molto devota. Pare che alcuni profughi siciliani si unirono alle popolazioni locali per la costruzione del kastron che chiamarono Niceto, nome del loro santo protettore.
Da molti ritenuto di origini angioine è, molto probabilmente, risalente all’ultimo periodo della dominazione bizantina e, dunque, datato tra gli ultimi decenni dell’XI e l’inizio del XII secolo.
Poco al di fuori del castello sono stati rivelati i resti di due chiesette bizantine. Una di queste è posta più a sud e ci ha tramandato i resti del catino absidale in cui si riconoscono ancora oggi, anche se in pessimo stato, affreschi che riportano la figura del Pantokrator e una Vergine tra santi.
Ritenuto un punto strategico per il controllo dello Stretto da Messina durante la seconda metà del XIII secolo, il castello fu restaurato per volere di Carlo d’Angiò in seguito alla conquista del regno di Napoli da parte dei francesi divenendo un importante centro di comando.
Intorno alla metà del 1400 Santo Niceto divenne baronia ma, con il passare del tempo, perse progressivamente potere ed entrò in conflitto con Reggio. Si narra, infatti, che i reggini, appoggiati dagli aragonesi perché impossibilitati ad espugnare la fortezza con la forza, tessero una trama per trarre in inganno i difensori del forte riuscendo, alla fine, a distruggere il castello. Questi per deviare i nemici, avrebbero posizionato dei lumini sulle corna di una mandria di capre per spingerle verso la vallata opposta e così confondere la direzione.
I difensori del forte, nascosti vicino alla porta d’ingresso, uscirono in massa per attaccare i nemici lasciando il castello indifeso nelle mani dei reggini. Oggi il castello di Santo Niceto, di straordinaria bellezza a dominio dello Stretto di Messina è presente sulla copertina della guida turistica del Touring Club italiano dal titolo “Tesori d’Italia” del 2014 vantando con la sua storia di essere il punto di osservazione più bello d’Italia.
Subito dopo la visita al castello che si raggiunge dopo un breve e piacevole tratto a piedi visiteremo l’ Antiquarium di Motta che conserva reperti archeologici molto importanti rinvenuti in tutto il suo territorio.
Dopo il pranzo in agriturismo ci trasferiremo a Reggio Calabria.
Visiteremo il suo castello e com’è d’obbligo il anche il Museo Archeologico.
Reggio Calabria, adagiata sulla punta estrema della Calabria, sullo stretto di Messina, è l’antica Reghion fondata dai Calcidesi nel 743 a.C.
Sorgeva in una posizione strategica, e assieme alla città di Zancle, l’attuale Messina, assicurava il controllo dello Stretto, passaggio obbligato delle antiche rotte commerciali.
La storia di Reggio Calabria, la città più grande della Regione Calabria, è ricca e controversa. Fu una grande colonia della Magna Graecia e per questo vanta di una vastissima documentazione archeologica, i cui ritrovamenti si sono raccolti in ben 160 campagne di scavo dal 1830 al 1889. L’ultima, fu possibile grazie al contributo di Paolo Orsi, il più grande archeologo della Calabria.
La prima tappa a Reggio Calabria sarà Piazza Castello, caratterizzata dal Castello aragonese; altro raro monumento medievale scampato al terremoto. Questo a dimostrazione della efficienza e solidità difensiva trattandosi di architettura militare.
Sorge sulla sommità di una collina dalla quale dominava l’intera vista sul Mare fino alla Sicilia. La sua costruzione fatta risalire tra il 536 ed il 549 d.C. per opera dell’Imperatore bizantino Belisario (500-565). Le prime notizie storiche del castello portano la data del 1027.
E’ stato definito normanno, angioino, aragonese e ciò induce a pensare a quanti rimaneggiamenti, restauri e ampliamenti ha subito nei secoli. Di certo i più consistenti sono stati i lavori promossi da Roberto d’Angiò, intorno 1327, che si protrassero per oltre un secolo.
Oggi grazie a lunghi e sapienti lavori di restauro, il castello è stato riaperto al pubblico nel 2004, divenendo anche un’importante sede espositiva. Al suo interno, dal 1956, è ospitato l’Osservatorio dell’Istituto Nazionale di Geofisica.
La prima tappa della nostra visita sarà il Museo Archeologico Marcello Piacentinii nel 1932, e rimase chiuso durante il dopoguerra e parzialmente riaperto nel 1954
A pianta quadrata, diviso su quattro piani, ha subìto nel tempo molti ampliamenti dovuti alle nuove scoperte subacquee. Ricordiamo, per esempio, quella del 1982 dei famosi Bronzi di Riace, che ha richiesto l’apertura di una nuova sezione archeologica nel piano inferiore.
Inaugurata nel 1981, fu dedicata alla memoria di Giuseppe Foti, il soprintendente all’epoca dei ritrovamenti di Riace. Il museo raccoglie anche i resti archeologici rinvenuti dalla Colonia di Locri Epyzefiri , come il gruppo dei Dioscuri.
Sacramento del 1539. Magnifica per gli intarsi marmorei e per una tela del Marolì del 1665, il tutto è un raro esempio di Barocco nella Calabria meridionale. Per questo motivo è oggi Monumento Nazionale.
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