Pizzo – Vibo Valentia – Zungri
Un itinerario inedito
In Calabria ti guido io!
Pizzo- Vibo Valentia – Zungri
Alla scoperta di grotte e Castelli
di
Daniela Strippoli
La parola “Itinerario”, in senso figurato, significa percorso spirituale o culturale. Ebbene, l’itinerario che ora vi propongo soddisfatta entrambe le cose: è spirituale e culturale.
Infatti, questo itinerario consente la visita di luoghi poco noti perché fuori dal consueto circuito turistico. Meraviglierà sicuramente per la scoperta sensazionale di realtà esistite che hanno segnato in maniera profonda la storia della Calabria. Realtà di cui tutto il territorio regionale è ricco.
Alla visita della città di Pizzo Calabro, ricordata per il suo Castello dedicato a Gioacchino Murat, noto rivoluzionario napoleonico, si aggiungerà la visita del Castello di Vibo Valentia e del suo ricco museo annesso. Da qui si proseguirà per Zungri, dove tutto sarà una sorpresa.
Prima tappa
Pizzo Calabro
La ridente cittadina sulla costa tirrenica della Calabria, nota come Costa degli Dei, Pizzo Calabro è così denominata per la sua particolare posizione geografica al centro del Golfo di sant’Eufemia, nella cui piana si estendono i suoi profumati aranceti e i sui vigneti.
Sorge sul “pizzo” cioè per meglio intendere, sull’orlo di una roccia a strapiombo sul mare. A caratterizzarla è la spettacolare vista sul mare che si affaccia fino a raggiungere all’orizzonte le isole siciliane che, nelle nitide giornate col cielo terso e senza alcuna ombra di nuvola, si vedono così vicine da far venire la voglia di raggiungerle immediatamente.
Pizzo è la città ambita da tutti i calabresi nel periodo estivo che approfittano di visitarla per godere della sua specialità artigianale per eccellenza: il gelato! Famoso è, infatti, il suo squisito tartufo, un gelato di alta qualità di cui Pizzo ne ha il primato in assoluto.
Se si vuole conoscere la città più in profondità, è necessario attraversare i vicoli del centro storico che si intersecano in un dedalo di saliscendi tra le case arroccate sulla rupe sporgente verso il mare. Affacciarsi sul mare dalle sue piazze, realizzate come vere e proprie terrazze, sarà uno spettacolo senza pari per poter ammirare i colori del mare.
Il castello è noto come “Gioacchino Murat” , perché qui l’eroe napoleonico ha trascorso i giorni della sua prigionia e fu qui che, impavido, morì fucilato.
Le origini del castello però sono molto più antiche. La sua costruzione, infatti, risale al 1492 e si deve a Ferdinando d’Aragona che fortificò il “Mastio” angioino. Per questo la sua costruzione è fatta risalire intorno al 1360.
Inizialmente costruito come fortezza difensiva per proteggere la città dalle incursioni saracene, fu utilizzato in seguito come carcere.
Tra i suoi illustri prigionieri si ricordano, infatti: il viceré di Napoli nonché genero di Pietro Ruffo, Antonio Centelles (1466); il filosofo Tommaso Campanella (1599), Francesco Moscato, noto capo del brigantaggio antifrancese, e infine il filosofo tropeano Pasquale Galluppi.
Una volta usciti dal Castello, tappa obbligata è la degustazione del Tartufo. Nessuna meraviglia se tutte le venti gelaterie di piazza San Giorgio si proporranno per offrirvi i loro prezzi vantaggiosi. La concorrenza tra di loro è spietata.
A circa un chilometro dal centro abitato di Pizzo Calabro, sorge Piè di Grotta dove ogni rumore cittadino è dimenticato e sostituito da un silenzio soave che diventa musica col rumore del mare che s’infrange sulla spiaggetta dov’essa sorge.
Si tratta di una graziosissima chiesetta scavata direttamente nel tufo la cui fondazione è legata al voto di alcuni marinai scampati alle furie del mare durante una traversata. Questo è quanto racconta la suggestiva leggenda alla quale è profondamente legato questo posto.
Nel suo interno sono accolte le sculture in tufo sapientemente realizzate dai due artisti locali: i fratelli Barone ai quali si deve anche l’ampliamento della grotta.
Tra le sculture riconoscerete certamente il presepe, San Giorgio che lotta con il drago, San Francesco di Paola che oltrepassa lo stretto di Messina col mantello, Sant’Antonio di Padova con gli orfanelli, Santa Rita genuflessa all’angelo , e altri ancora.
A rendere suggestivo e magico questo luogo è il silenzio al quale si unisce il bellissimo effetto dei raggi del sole che, penetrando dalle finestrelle laterali, crea straordinari effetti tra i solchi del tufo delle pareti dalle quale scorre acqua.
Subito dopo raggiungeremo Vibo Valentia che da Pizzo Calabro dista circa 30 minuti.
A Vibo Valentia capoluogo di provincia, situata nella parte sud-occidentale della Calabria, giungeremo per il pranzo.
Vibo Valentia fu una delle città più importanti della Magna Graecia, Hipponion.
Sorge in collina a 476 metri s.l.m e offre una vista panoramica che spazia da Capo Palinuro, in Campania, fino alla Sicilia.
Collocata tra il mar Tirreno e i Monti delle Serre, il suo territorio racchiude un patrimonio straordinario fatto di bellezze naturali, di storia, cultura e tradizioni.
Dopo il pranzo in ristorante visiteremo il castello e l’annesso museo che conserva reperti unici dall’età preistorica, greca e romana.
Il bellissimo castello è una imponente struttura fortificata che sorge in posizione dominante a ridosso delle Serre che, attraverso le sue stratificazioni costruttive, racchiude le vicende della città dall’ XI secolo ai nostri giorni. Domina l’altopiano del Poro fino alle isole Eolie e Stromboli, e prevale sulle mura di Hipponion, l’attuale Vibo Valentia, che sono il maggiore esempio di architettura militare dell’intera Magna Graecia.
Non si hanno notizie certe per poter stabilire la sua data d’origine; difficile, dunque, stabilire se la sua prima costruzione sia da far risalire a epoca normanna o a quella sveva. Ciò che è un dato certo è che i Normanni, guidati da Ruggero II,, nel 1057 conquistarono la città che all’epoca era conosciuta come Vibona.
Il castello, nella sua struttura originaria più antica, risale all’epoca di Federico II che di ritorno dalla crociata nel 1222 giunse in Calabria e ne rimase affascinato al punto da ordinare a Matteo di Marcofava, tra il 1240 ed 1255, la ricostruzione del centro abitato di Monteleone e di edificare una struttura difensiva con torri fortificate.
Fu probabilmente questo il periodo a cui attribuire la torre a “cuneo” vicino alla quale poco tempo dopo, in epoca angioina , sorse la chiesa di San Michele la cui presenza è attestata in documenti angioini del 1278-79.
Il castello fu utilizzato dapprima come carcere e successivamente assunse le funzioni di caserma. Dal 1995 è sede del Museo Archeologico di Vibo Valentia dedicato a Vito Capialbi, studioso e archeologo locale.
Il museo di Vibo Valentia, inoltre, è l’unico del Sud ideato per i non vedenti che possono leggere e vedere i reperti in esso conservati. Il non vedente può sedersi davanti all’oggetto e attraverso il tatto leggere in alfabeto Braille la didascalia. Grazie poi a una ventosa, che solleva il vetro della teca che custodisce l’oggetto, può toccare e prendere tra le mani l’oggetto per comprenderlo fino in fondo.
Dopo il museo, a soli 3 km dal museo di Vibo, ci fermeremo ad ammirare la misteriosa chiesa bizantina di Santa Ruba in cui si venera la Madonna della Salute.
Subito dopo visiteremo Zungri.
Zungri, il cui termine deriva dal greco e significa casa-rupe, sorge sull’altopiano del Monte Poro costituito da un terrazzamento di tufo pliocenico, entro ridenti vallate ricche dell’acqua dei suoi torrenti. E’ qui che si conserva l’insediamento di una vera e propria città rupestre medievale di XII e XIV secolo, reso fruibile grazie a un buon sistema di passaggio.
Il tempo di percorrere a piedi una stradina di campagna, che ci allontana di poche centinaia di metri dalla piazzetta del paese, e subito ci ritroveremo in una dimensione che sa dell’irreale, avvolti da sfumature di colori che variano seguendo i raggi del sole.
Noteremo, infatti, da un lato il bianco del tufo e dall’altro il verde intenso della folta vegetazione che ricopre l’intera valle con i suoi uliveti dal colore più scuro. Il tutto accostato all’azzurro del cielo sopra di noi, e a quello del mare che, alle nostre spalle, ci offre la vista da Capo Vaticano fino a Stromboli.
Le grotte di Zungri sono il risultato della riorganizzazione territoriale successiva ai contrasti medievali tra Longobardi e Bizantini, e in seguito tra Bizantini e Normanni. La loro origine però è molto più antica.
L’insediamento abitativo nella grotta nasce dallo sfruttamento di una risorsa naturale quale appunto, in questo caso, la roccia morbida che, cavata, offriva il materiale per la costruzione e poteva creare spazi trasformabili dall’uomo in abitazioni.
L’uomo che scavava nella roccia la sua abitazione era quello che noi definiamo troglodita, nelsenso di uomo rozzo e quasi animale dell’età della pietra. Ma, contrariamente a quanto siamo abituati a pensare, i trogloditi hanno una storia di grande dignità perché il loro continuo scavare per ricavare “case sotterranee” è la prova provata della loro capacità di adattamento alle caratteristiche del territorio.
Nei Bioi (vite) dei santi italo-greci, si legge spesso nell’ambito del nostro territorio di insediamenti di numerose lauree, cenobi e grotte eremitiche da parte di questi monaci che, a partire dalla fine del VIII secolo, furono costretti ad emigrare sulle nostre coste per poter seguire la loro vocazione monastica.
In Calabria trovarono il rifugio ideale per potersi dedicare alla contemplazione mistica. Il fenomeno degli insediamenti rupestri continuò anche tra X ed XI secolo; ma non è possibile stabilire che grado di influenza abbia avuto il monachesimo italo-greco sulla cultura rupestre laica.
A Zungri l’insediamento è chiamato degli Sbariati, cioè degli sfollati. Si affaccia sul terrazzamento degradante del torrente Malopera su una superficie pari a 2900 mq. Attualmente risulta essere costituito da 39 grotte (un tempo erano 50) che appartengono ad un complesso unico nella fattispecie in Calabria.
Il villaggio è costituito da case-grotta scavate nella roccia con ambienti monocellulari o bi cellulari a volte anche a più piani.
Sulle pareti si scorgono nicchie e incassi. La pianta delle grotte è quadrata, circolare e anche rettangolare che a volte prevedeva una copertura a cupola munita di piccola fessure sull’estremità per l’aerazione, alcune presentano anche una finestrella circolare o rettangolare.
Pizzo Calabro, Vibo Valentia e Zungri: tre località spettacolari della Regione Calabria che meritano di essere visitate, conosciute e amate.
Per un gruppo di minimo 15 persone
Come raggiungere Pizzo – Vibo – Zungri
Link correlati
Museo Provinciale della Civiltà Rupestre e Contadina