Reggio Calabria – Brancaleone – Staiti – Rocca Armenia e Amendolea

 

In Calabria ti guido io!

 Un viaggio emozionale tra: 

Storia, Arte e tradizioni

di una terra senza pari: la Calabria Greca

di

Daniela Strippoli

Per chi giunge in Calabria, alla scoperta della sua storia e soprattutto delle sue bellezze che qui, come in nessun altro luogo, sono straordinarie anche per la posizione geografica di Reggio Calabria sullo stretto di Messina, è un itinerario obbligato. Qui, infatti, termina la punta dello Stivale che si congiunge dolcemente con la punta estrema della Sicilia.

 La bellissima Reggio Calabria vista dall’alto

            La bellissima Reggio Calabria vista dall’ alto

Facile giungere a Reggio Calabria per chi vuol prendere l’aereo perché provvista del suo aeroporto, il secondo della regione, che si trova anche vicino al famoso lungomare della città. Ma altrettanto facile sarà raggiungerla in autostrada dal momento in cui i lunghi lavori della A3 Salerno-Reggio Calabria, sono veramente a buon punto.
Solo raggiungere la città sarà un’emozione sia che si arrivi dal cielo sia che si arrivi per terra.
L’arrivo all’aeroporto di Reggio Calabria è previsto nelle prime ore del pomeriggio di venerdì.

Il primo giorno:  è prevista la visita del Museo Archeologico per conoscere e ammirare i famosi Bronzi di Riace.
Subito dopo, percorrendo con l’autobus il lungomare Falcomatà, definito dal D’Annunzio, il chilometro più bello d’Italia, ci trasferiremo a Brancaleone per la cena ed il pernottamento.
Il secondo giorno: visiteremo il borgo antico di Brancaleone, il borgo di Staiti con il Museo dei santi italo-greci, la chiesa di Santa Maria delle Vittorie ed infine la chiesa bizantino-normanna di Santa Maria dei Tridetti.
Dopo il pranzo a Brancaleone, ci sposteremo a Rocca Armenia, ovvero capo Bruzzano Zefiro.
Seguiranno la cena ed il pernottamento a Brancaleone.
Il terzo giorno visiteremo: il centro di recupero tartarughe marine e la casa di Cesare Pavese a Brancaleone marina.
Dopo aver lasciato l’hotel ci trasferiremo ai piedi del bellissimo castello dell’Amendolea dove, in un meraviglioso giardino di bergamotti, affacciato sulla fiumara dell’Amendolea, gusteremo il pranzo tipicamente grecanico.
Nel pomeriggio è prevista la partenza da Reggio Calabria.

Reggio Calabria: il lungomare. Sullo sfondo domina imponente l'Etna innevato

               Reggio Calabria: il lungomare. Sullo sfondo
                       domina imponente l’Etna innevato

Reggio Calabria, adagiata sulla punta estrema della Calabria, sullo stretto di Messina, è l’antica Reghion fondata dai calcidesi nel 743 a.C.
Sorgeva in una posizione strategica, e assieme alla città di Zancle, l’attuale Messina, assicurava il controllo dello Stretto, passaggio obbligato delle antiche rotte commerciali.
Del suo glorioso passato conserva, purtroppo, poche vestigia in quanto fu distrutta quasi per intero in seguito ai devastanti terremoti del 1783 prima, e del 1908 dopo. Il suo assetto urbanistico attuale è, dunque, moderno.

Reggio Calabria: il Museo Archeologico

                         Reggio Calabria: il Museo Archeologico

La storia di Reggio Calabria, la città più grande della Regione Calabria, è ricca e controversa. Fu una grande colonia della Magna Grecia e per questo vanta di una vastissima documentazione archeologica, i cui ritrovamenti si sono raccolti in ben 160 campagne di scavo dal 1830 al 1889. L’ultima, fu possibile grazie al contributo di Paolo Orsi, il più grande archeologo della Calabria.
La tappa obbligata della nostra visita alla città sarà il Museo Archeologico sito in Piazza De Nava. Fu progettato dall’architetto Marcello Piacentini nel 1932, e rimase chiuso durante il dopoguerra e parzialmente riaperto nel 1954.

Famosi in tutto il mondo, ecco i Bronzi di Riace

                         Famosi in tutto il mondo,
                           ecco i Bronzi di Riace

A pianta quadrata, diviso su quattro piani, ha subìto nel tempo molti ampliamenti dovuti alle nuove scoperte subacquee.
Ricordiamo, per esempio, quella del 1982 dei famosi Bronzi di Riace, che ha richiesto l’apertura di una nuova sezione archeologica nel piano inferiore. Inaugurata nel 1981, fu dedicata alla memoria di Giuseppe Foti, il soprintendente all’epoca dei ritrovamenti di Riace.
Il museo raccoglie anche i resti archeologici rinvenuti dalla Colonia di Locri Epyzefiri come il gruppo dei Dioscuri.

La statua di sinistra dei due Dioscuri

                                  La statua di sinistra
                                     dei due Dioscuri

Dopo la visita al museo, in autobus percorreremo il lungomare della città godendo del bellissimo affaccio sulla città di Messina sulla sponda opposta e raggiungeremo Brancaleone dove sono previste la cena ed il pernotto.
Il secondo giorno dopo la colazione in hotel la prima tappa è la visita nel borgo antico di Brancaleone..

Lo spettacolare panorama dal borgo antico di Brancaleone (RC)

                    Lo spettacolare panorama
          dal borgo antico di Brancaleone (RC)
                    foto © Daniela Strippoli

Un itinerario affascinante che permette di addentrarci, attraverso le pietre che oggi lo caratterizzano, in quello che, un tempo, era un borgo vivo.
La prima tappa del giorno è dunque Brancaleone antico.
Brancaleone in provincia di Reggio Calabria, apre le porte alla Bovesia se si giunge dalla SS106, in direzione Reggio Calabria, e la chiude nella direzione opposta, risalendo verso Crotone.

Ecco il borgo di Brancaleone antico (RC) Foto © Carmine Verduci

                       Ecco il borgo di Brancaleone antico (RC)
                                  Foto © Carmine Verduci

Brancaleone è spesso associato al ricordo di episodi di cronaca nera, che, purtroppo, ha dato a questi luoghi in particolare, una brutta connotazione finendo per far cadere nell’oblio la storia e le tradizioni di una terra straordinaria.

Qualcuno potrebbe pensare all’armata Brancaleone del film di Vittorio Gassman. Nulla di tutto ciò ha a che fare con il borgo tra più suggestivi della Calabria ionica annoverato tra i luoghi del cuore.

Brancaleone Antico

                                     Brancaleone Antico

Dimenticato da tutti, ignorato da qualsiasi consueto itinerario, rimane li, nel silenzio della sua roccia a circa 310 metri s.l.m, a dominare da millenni il bellissimo panorama che da Capo Spartivento si estende fino alle pendici dell’Etna dall’altra parte del mare.

Capo Spartivento o Capo Bruzzano sullo sfondo dell'Enta

              Capo Spartivento o Capo Bruzzano
                     sullo sfondo dell’Enta

La Il borgo antico di Brancaleone, per distinguerlo da quello sulla costa, di più recente fondazione, è uno dei tanti borghi oggi abbandonati.
Giace arrampicato su un suggestivo promontorio di arenaria dove sono chiaramente visibili le stratificazioni delle varie epoche, calde e fredde, che si sono susseguite nei vari millenni.

Facile riconoscere nella roccia rari e vari esemplari fossili di cui tutta l’Area Grecanica, della quale Brancaleone fa parte, è straordinariamente ricca.

Ecco la stratificazione delle roccia del Borgo

                             Ecco la stratificazione
                             delle roccia del Borgo
                           Foto© Daniela Strippoli

Il suo nome deriva da Sperlinga o Sperlonga, dal latino spelunca e dal greco spèlugx, alludendo a caverna o spelonche. La nostra passeggiata comincia dalla moderna chiesa dell’Annunziata.

Costruita nel 1939 sui resti del convento di S. Agostino, restano le tracce di una più antica chiesa con un prezioso altare in marmo finemente lavorato.

Da qui, un sentiero, ci conduce nel cuore del borgo e l’incredibile panorama sul mare ci accompagna alla nostra destra.

Come tutti i borghi calabresi, denota la sua origine medievale per la sua strategica posizione di difesa su un punto ottimale per il controllo della vallata sottostante attraversata dalla fiumara Bruzzano

I silos per il grano

                        I silos per il grano
                  Foto © Daniela Strippoli

Per visitarlo bisogna amare il silenzio della storia e, da questo, trarne ogni elemento che rievochi il tempo trascorso e le usanze di popoli lontani dei quali ci rimangono tracce indelebili.

Si pensa che il Borgo antico di Brancaleone si sia formato da un primitivo insediamento di monaci greci, che qui si stanziarono scavando nella roccia le grotte rupestri delle quali rimangono chiare testimonianze intorno al borgo.

La grotta chiesa di Brancaleone antico Foto © Carmine Verduci

                                 La grotta chiesa
                            di Brancaleone antico
                           Foto © Carmine Verduci

Secondo quanto informa l’archeologo emerito Sebastiano Stranges, le grotte di Brancaleone Antico sono delle chiese-grotte. Questa notizia riveste particolare importanza perché a Brancaleone, in particolare, si è conservata una grotta definita “grotta dell’albero della vita” che tipologicamente è affine alle “Grotte-chiese” dell’Anatolia e della Cappadocia.

Si presenta ancora intatta, con un pilastro centrale sul quale si riconosce chiaramente l’allusione al tronco di un albero: “L’ albero della vita” dal quale si diramano motivi architettonici verso la volta.

Sul lato orientale della grotta, come vuole la tradizione bizantina, rimangono ancora visibili dei graffiti: una croce ai cui piedi è chiara la figura di un pavone stilizzato in atto di reverenza verso il sacro simbolo. Un dato di fondamentale importanza perché attesta come anche gli armeni abbiano abitato la nostra estrema regione meridionale.

Il borgo di Brancaleone al tramonto Foto © Carmine Verduci

                                   Il borgo di Brancaleone
                                           al tramonto
                                  Foto © Carmine Verduci

I segni del loro passaggio sono evidenti in particolar modo in tutto il territorio circostante dove, molti toponimi e gli stessi cognomi degli abitanti, ricordano tale presenza e provenienza.

Passeggiare tra i ruderi del borgo ha il suo fascino perché, se pur in rovina, si riconoscono chiaramente i segni morfologici dell’ubicazione del castello che, in cima alla roccia, per quasi due secoli, tra il 1364 ed il 1515 ospitò i Conti Ruffo di Calabria, annoverati come primi feudatari del borgo. Successivamente fu la volta degli Aragonesi

Lapide sul suolo dell'antica chiesa Foto © Carmine Verduci

                                Lapide sul suolo dell’antica chiesa
                                       Foto © Carmine Verduci

L’ultima discendente dei Ruffo di Brancaleone, Geronima, sposò Alfonso de Ayerbe, Signore di Simeri che, per ordine dell’Imperatore Carlo V nel 1519, diventò parente della famiglia d’Aragona acquisendo così il titolo di Signore di Brancaleone, questo fino al 1565.

Infine, anche i Carafa diventarono feudatari di Brancaleone, con annesse le terre ed i suoi beni; questo fino al 1806, anno che segna l’abolizione dei feudi.

Terminata la visita al borgo antico di Brancaleone, con l’autobus raggiungeremo il piccolo borgo di Staiti (RC) che dista solo qualche chilometro.

Il borgo di Staiti (RC)

                                   Il borgo di Staiti (RC)
                                Foto © Daniela Strippoli

Il Borgo di Staiti è arroccato a circa 500 m. s.l.m sul fianco della Rocca Giambatore; si affaccia sulla bellissima valle attraversata dalla fiumara di Bruzzano, all’estremo confine a sud del Parco Nazionale dell’Aspromonte..

La chiesa di Santa Maria delle Vittorie dall’alto

                              La chiesa di Santa Maria
                                delle Vittorie dall’ alto
                              foto © Daniela Strippoli

La sua origine è incerta. La leggenda vuole che risalga al 1500 e che facesse parte del feudo di Brancaleone, all’epoca retto da Geronimo Ruffo. Fu successivamente acquistato da una nobile famiglia di Staiti che lo fortificò per cederlo, successivamente, ai principi Carafa di Roccella Jonica fino all’ 1806.
A Staiti visiteremo il Museo Iconografico dei Santi Italo-Greci, che da circa un anno è stato allestito nella struttura dell’ex penitenziario. Il Museo offre lustro alla piccola comunità staitese che raccoglie, attraverso le iconografie dei Santi italo –greci, giunti in Calabria dalla Grecia, i temi di una tradizione che ha caratterizzato usi, costumi e religiosità dell’intera regione.

Icona di san Fantino Museo dei santi Italo-greci di Staiti

                        Icona di san Fantino
               Museo dei santi Italo-greci di Staiti

Interessante si rivelerà anche la visita alla chiesa della Vittoria, situata nell’omonima piazza, la cui costruzione sembra essere stata un omaggio alla battaglia di Lepanto del 1571.
Il pranzo sarà gestito dalla comunità staitese che ci farà degustare le tipicità grecaniche in un’atmosfera di intima convivialità.
Dopo pranzo, da Brancaleone ci sposteremo per Rocca Armenia, presso Capo Bruzzano che dista solo pochi chilometri. Lungo la strada ci soffermeremo per visitare la chiesa bizantino-normanna di Santa Maria dei Tridetti, che si trova lungo il percorso per capo Bruzzano.

Bivio per Staiti

                                 Bivio per Staiti

In una verde vallata di campagna detta badia, tra querce, ulivi, bergamotti e alberi di loto, si intravedono da lontano le graziose absidi: l’abbazia di Santa Maria scoperta da uno dei più grandi archeologi di tutti i tempi, Paolo Orsi nel 1912, che ne attestò la sua fondazione all’ XI secolo su un preesistente tempio dedicato al dio Nettuno

Facciata della chiesa Santa Maria dei Tridetti a Staiti (RC) Foto © Carmine Verduci

                           Facciata della chiesa Santa
                       Maria dei Tridetti a Staiti (RC)
                              Foto © Carmine Verduci

Frutto di un restauro non molto felice si conserva allo stato di rudere che lascia chiaramente intravedere una serie di elementi quali: nicchie, archi, archetti a coda di rondine, colonnine d’angolo che evidenziano influenze islamiche nella sua struttura.

Legata alle costruzioni monastiche del periodo, di cui qui non ne rimane alcuna traccia, anche Santa Maria dei Tridetti è faro testimone delle più importanti espressioni dell’architettura bizantino-normanna della Calabria, gemella per: storia, cronologia e tipologia, alle chiese di San Giovanni Teristi di Bivongi (RC) e al al Patirion di Rossano (CS).

Le absidi della chiesa Santa Maria dei Tridetti

                                        Le absidi della chiesa
                                        Santa Maria dei Tridetti

Successivamente partiremo per la vicina Rocca Armenia, nei pressi di Bruzzano Zefirio

La storia di Capo Bruzzano è caratterizzata da quella di Capo Zefirio, la cui conformazione geografica nell’800 a.C. era molto diversa rispetto a quella attuale nota oggi come Capo Bruzzano.

Era una grande baia, riparata dal vento e con due lunghe e pronunciate estremità verso il mare che oggi corrispondono alle secche che sono nel mare in questa zona.

Ecco il borgo vecchio di Bruzzano

                     Ecco il borgo di Bruzzano vecchio
                             Foto © Daniela Strippoli

Un luogo meraviglioso, dove il vento leggero che si respira, favorito dalla particolare posizione della collina verso il mare nel punto di costa definito infatti storicamente Capo Zefiro, rievoca il tempo passato in una dimensione che, se paragonata al presente, ha qualcosa di irreale.

E’ difficile esprimere a parole ciò che vedremo; viverlo in prima persona sarà tutt’altra emozione.

L’ingresso del castello dall’interno

                               L’ingresso del castello dall’interno
                                     Foto © Daniela Strippoli

La storia della località nota come Rocca Armenia risale all’anno dell’invasione persiana dell’Impero Bizantino, quando le popolazioni di religione ortodossa, per difendersi, lasciarono l’Oriente e si stanziarono in Calabria. Un gruppo di profughi di quel tempo di origine siriaco-armena, sarebbe approdato proprio a Bruzzano. Il sito di Rocca Armenia è stato paragonato ai villaggi armeni della Cappadocia.

Ciò spiega l’esistenza ai piedi della rocca di due grotte artificiali di differenti dimensioni una di queste molto probabilmente adibite a luogo di culto per il riconoscimento di un altare nel loro interno.

Particolari interni del borgo di Rocca Armenia

        Particolare interno di Rocca Armenia
                  Foto © Daniela Strippoli

Si definisce Rocca perché si presenta come un monolite di arenaria locale compatta su un altura di circa 115 m s.l.m. Presenta una sommità piana, dove sono evidenti i resti della sua zona abitativa dominata dal suo castello, oggi rudere, che si articola in tre diverse categorie: strutture militari, cappella nobile del Castello e dimora della famiglia Carafa.
L’arco trionfale dei Carafa domina il paesaggio con la sua imponenza e la sua magnificenza. La sua presenza nulla ha a che vedere con una funzione difensiva. Celebra il trionfo della battaglia di Lepanto.

E’ un arco a tutto sesto, fiancheggiato da false colonne e lesene e ricorda, nelle sue forme architettoniche, nei fregi e nelle decorazioni, lo stile classico rinascimentale e quello barocco..
E’ interamente rivestito da affreschi che raffigurano scene floreali, stemmi e cornici in stile barocco

Gli affreschi nel sott’arco Carafa di Bruzzano foto © Sebastiano Stranges

  Gli affreschi nel sott’arco Carafa di Bruzzano                        foto © Sebastiano Stranges

Dalla parte opposta dell’ antico borgo di Bruzzano, in prossimità dell’arco Trionfale dei Carafa, si sviluppa la zona fortificata di Rocca Armenia con il suo Castello ormai allo stato di rudere.

La sua origine risale alla fine del X e gli inizi del XI secolo.
Ha subito nel tempo vari rifacimenti, aggiunte e stratificazioni e i gravi terremoti del 1905 e del 1908 lo hanno abbattuto riducendolo allo stato attuale.

Ecco l’Arco Carafa di Bruzzano foto © Sebastiano Stranges

                 Ecco l’Arco Carafa di Bruzzano
                    foto © Sebastiano Stranges

Le strutture militari della rocca presentano una tipologia a pianta quadrangolare con torri quadrate. All’interno del Castello si riconoscono: un’area scoperta con cisterne scavate nella roccia per la raccolta delle acque, prigioni, sempre ricavate nella roccia mentre, all’esterno dei muri perimetrali, si riconoscono chiaramente ancora i resti dei contrafforti di recinzione della rocca.

Particolare di nicchia con affreschi bizantini nella chiesetta di Rocca Armenia foto © Sebastiano Stranges

                 Particolare di nicchia con
                     affreschi bizantini
            nella chiesetta di Rocca Armenia
               foto © Sebastiano Stranges

Rientro in hotel a Brancaleone per la cena ed il pernotto.
Il Terzo Giorno dopo la colazione in hotel faremo una breve visita alla casa di Cesare Pavese, scrittore, saggista e poeta italiano vissuto tra il il 1908 ed il 1950.

Nella sua casa di Brancaleone

                 Nella sua casa di Brancaleone

Accusato di antifascismo nel 1935, Cesare Pavese fu innocentemente arrestato e incarcerato dapprima a Torino, poi a Regina Coeli a Roma e, in seguito al processo, venne condannato ad un anno di confino a Brancaleone da dove non potè allontanarsi fino al marzo del 1936.
Non potendo ricevere visite, impegnava il suo tempo a scrivere epistole che gli consentivano una passeggiata quotidiana fino alla stazione di polizia.

Il castello dell’Amendolea

                   Il castello dell’Amendolea
                   Foto © Daniela Strippoli

Durante il periodo del suo confino scrisse un diario dove annotò le sue inquietudini  pubblicato postumo con il titolo Il mestiere di vivere.

Al ritorno dal confino trovò la donna amata sposata.

Questa delusione sentimentale segnerà la sua esistenza e gli farà sfiorare il suicidio

Terminata la visita a Brancaleone ci recheremo ai piedi del castello dell’Amendolea dove, in un bellissimo giardino di Bergarmotti, degusteremo il pranzo tipicamente grecanico

Vallata dell’Amendolea

   Vallata dell’Amendolea Foto © G.Marino

Prezzo da definire

La tariffa comprende:

– Pernottamento di mezza pensione in agriturismo

– Pranzo tipico in agriturismo

– visita guidata

Nel caso si dovesse prenotare un gruppo maggiore di 15 persone deve considerarsi  l’aggiunta della quota relativa alla navetta di trasporto da definire sul numero dei partecipanti.

 

 

 

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