Serra San Bruno e la sua Certosa

 SERRA SAN BRUNO
E LA SUA CERTOSA

di

Daniela Strippoli

 

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Una veduta aerea della
Certosa di San Bruno a Serra

Non appena ci si allontana dal traffico e dal caotico rumore delle cittadine costiere, gremite di turisti durante le calde giornate estive, e ci si addentra nell’entroterra di questa variegata regione, ci si ritrova improvvisamente, lungo viali ombrosi alberati che via via, diventano sempre più folti. Prima castagni, poi querce, poi pini, aceri e infine ci si ritrova in un bosco fitto di abeti secolari.

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Certosa di San Bruno: un’ oasi di pace

 

Lungo il percorso capiterà di incontrare cumuli di tronchi alti e robusti pronti per essere trasportati nelle foresterie ed essere lavorati e trasformati nei legnami più pregiati. Così come facile sarà scorgere, laddove i boschi si aprono in piccole radure, i ruderi di antiche storie abbandonate.

Siamo nel Cuore delle Serre, in provincia di Vibo Valentia, a circa 35 km dal Mar Ionio e a 35 km dal mar Tirreno, dove nasce e si conclude la preghiera dei certosini che animano la Certosa di Serra San Bruno.

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Papa Giovanni Paolo II in visita
alla Certosa di Serra San Bruno
Era il 5 Ottobre 1984

 

La storia di San Bruno di Colonia e quella relativa alla costruzione della sua certosa hanno caratterizzato di gran lungo la storia della religiosità calabrese. Religiosità che, nel corso del tempo, ha conosciuto e vissuto influenze diverse a cominciare dalle migrazioni monastiche dei monaci greci di fede ortodossa che, a partire dall’VIII secolo, raggiunsero il loro massimo sviluppo tra il X e l’XI secolo.

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Madrid:  Museo dell’Accademia Reale delle Belle Arti di San Ferdinando. San Bruno in una scultura in pietra, a grandezza naturale (169 x 70 x 60 cm), realizzata dall’ artista portoghese Manuel Pereira nel 1652 su commissione dei certosini

Fu la successiva conquista normanna della Calabria che portò il rito latino nella chiesa e permise l’incremento costruttivo di chiese e monasteri grazie alle generose donazioni, a scopo politico, dei nuovi grandi governatori.

Non è infatti un caso che anche il bosco di Serra di San Bruno, denominato Torre, era proprietà di Ruggero II (1095-1154) figlio e successore di Ruggero I d’Altavilla.

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è addirittura incoronato da Gesù Cristo

La storia della vita di San Bruno ci racconta infatti che si sarebbe recato a Squillace (CZ) dove dimorava il conte Ruggero, per chiedergli in dono la terra, sulla quale voleva costruire la sua certosa.

La scelta di quel bosco, a 790 m. s.l.m, per San Bruno non fu casuale, egli infatti aveva ritrovato proprio lì le stesse condizioni naturali, montane e boschive, di Grenoble dove egli aveva fondato il suo primo monastero nell’estate del 1084 a circa 1175 m. di altitudine.

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                                                                    Grenoble: La Grande Chartreuse

 

Di certo il futuro santo scrisse un a lettera al conte Ruggero, dopo che esso stesso gli offrì un territorio nelle vicinanze dell’ attuale Serra San Bruno. Eccola!

“In territorio di Calabria, con dei fratelli religiosi, alcuni dei quali molto colti chi in una perseverante vigilanza divina attendono il ritorno del loro Signore per aprirgli subito appena bussa, io abito in un eremo abbastanza lontano, da tutti i lati dalle abitazioni degli uomini.

 

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Ruggero II meglio conosciuto con
il nome di Ruggero il Normanno.
In basso il suo stemma

 
Della sua amenità, del suo clima mite e sano, della sua pianura vasta e piacevole che si estende per lungo tratto tra i monti, con le sue verdeggianti praterie e i suoi floridi pascoli che cosa potrei dirti in maniera adeguata? Chi descriverà in modo consono l’aspetto delle colline che dolcemente si vanno innalzando da tutte le parti, il recesso delle ombrose valli, con la piacevole ricchezza di fiumi, ruscelli e di sorgenti? Né mancano orti irrigati, né alberi da frutto svariati e fertili”.

L’ordine certosino nacque nel 1084 nel momento in cui san Bruno guidò un piccolo gruppo di monaci fondandone il loro primo eremo. Delle diverse forme di vita monastica che esistevano prima di lui, quella eremita, cenobitica e anacoretica Bruno non ne scelse una.

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L’emblema attuale della “Grande  Chartreuse”,
ovvero la casa madre dell’Ordine certosino

Diede inizio così a un nuovo ordine che non esisteva ancora in Europa. Uno stile monastico che seguiva la scia degli antichi eremiti del deserto egiziano e delle lauree palestinesi, attuando una specie di monachesimo che l’Europa non conosceva: una via di mezzo tra l’eremitismo ed il cenobismo. I monaci vivevano in lauree individuali ma si ritrovavano insieme per l’ufficio divino e le celebrazioni eucaristiche.

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Il Coro della Certosa di Serra San Bruno

Nella radura di Santa Maria, nella valle dell’Ancinale, Bruno trovò il luogo ideale per la sua fondazione monastica e cominciò ad organizzare i gruppi e a fissare le loro rispettive dimore: i padri nel Bosco, nell’Eremo di Santa Maria e i fratelli, distanti due km, nel monastero di Santo Stefano. La prima fondazione risale al 1091 ma oggi, di questa, rimane ben poco.

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I resti della vecchia Certosa

Intorno al 1094, col permesso del conte Ruggero, sistemò gli operai con la propria famiglia, in un luogo un po’ più distante. Fu in questo modo che diede vita, via via, al sorgere del paese di Serra San Bruno.

Nel 1514 Papa Leone X autorizzò il culto di San Bruno alla chiesa che lo celebra il 6 ottobre. La ricostruzione della certosa dopo il terremoto del 1783, avvenne infatti alla fine dell’800.

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 Una splendida immagine
dell’attuale Certosa di San Bruno

 

Per il rigoroso regime di clausura, la certosa è chiusa al pubblico e l’area in cui si trovano i ruderi dell’antica chiesa è accessibile solo agli uomini. La rigidità alla negazione a qualsiasi contatto dei monaci con il mondo esterno è sottolineato già dall’esterno.

Tutta l’intera area della Certosa è infatti circondata, all’esterno, da un alto muro di cinta munito, come architettura militare comanda, di torri circolari e ricorda le costruzioni architettoniche gotiche francesi.

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L’attuale cinta muraria
della Certosa calabrese

Accessibile è soltanto l’interno del complesso monastico dove è allestito un museo che racconta la storia del monastero, la vita dei certosini all’interno, illustra la loro regola e i loro rigidi orari di preghiera ed espone antichi manoscritti e codici miniati frutto sapiente del lavoro degli amanuensi nel monastero.

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Monaci certosini davanti
a preziosi Antifonari

 

Il paese di Serra San Bruno, ingranditosi nel tempo, si deve alla presenza di numerosi artigiani del legno, del granito e del ferro battuto, richiamati nel tempo dalla presenza della Certosa.

Furono proprio questi “maestri d’arte” che sfruttarono le risorse di cui la zona era ricca, il legno, il ferro e il granito, per la creazione di opere d’arte che servivano all’abbellimento delle chiese e del paese che, infatti, conserva numerose testimonianze del glorioso passato artistico di questo bellissimo paese.

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Busto reliquiario di San Bruno
custodito nel museo della Certosa

La presenza della Certosa e del vicino convento di S. Domenico in Soriano evocano luoghi nei quali si sono consumate vicende artistiche di grande rilievo che hanno riguardato alcuni protagonisti della scena artistica rinascimentale e barocca.

 

INFO

Museo della Certosa – C.da Certosa, 1
89822 Serra San Bruno (VV)

Tel. 0963.70608

Fax 0963.72196

mobile +331.7798429

email  info@museocertosa.org

La biblioteca “ritrovata”. Raccolte librarie nel monastero,
nelle grange e nel feudo della Certosa di Serra
San Bruno alla fine del XVI secolo

Un libro edito da Rubbettino, 2002

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La Certosa di Serra San Bruno
di Roberto Russo

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La mappa per raggiungere
la Certosa di San Bruno

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