Il Parco Archeologico Scolacium
Il Parco
Archeologico Scolacium
di
La Home page del Parco Scolacium.
Sotto il cielo e tra gli ulivi, di una terra scaldata dal sole, si ritrovano le incantevoli testimonianze di un mondo remoto ma non perduto, immerso nell’arte e nella cultura. Siamoin Calabria, naturalmente, e al centro del Golfo di Squillace, a pochi passi da Catanzaro Marina, nel punto focale dell’istmo, all’interno di una rigogliosa campagna che costeggia il mare, sorge uno dei luoghi più interessanti della Magna Grecia: Il Parco Archeologico Scolacium.
Veduta aerea del golfo di Squillace (Cz) e
dell’area interessata dalla Colonia greco-romana di Scolacium
Lasciandosi alle spalle il mare, ci si immerge nel cuore di un secolare uliveto, appartenuto ad un’antica azienda agricola, che non immaginava di sorgere in uno dei luoghi storici tanto importanti della Calabria fin quando, l’archeologo Ermanno Arslan nel 1966, esordì con la sua sensazionale scoperta.
Lo schema della città Scolacium, dedicata, fondata
con uno schema diverso alle epoche precedenti
Su quella terra era stata fondata la colonia romana “Minervia Nervia Augusta Scolacium” che, a sua volta, sorse sui resti dell’ancora precedente colonia greca “Skylletion”.
Su questo luogo, sono diverse le leggende che si tramandano. Nelle tracce lasciate dalla Storia il nome della colonia è legato a Menesteo, grande eroe ateniese. Tra le tante, la leggenda più diffusa e creduta, è quella narrante l’incontro di Ulisse con Nausicaa che sarebbe avvenuto proprio qui, sulle rive del mar Ionio, sul porto che segnava il punto dell’istmo e che, dalla parte opposta, era segnato dal porto sul golfo di“Lakinos”, l’attuale Golfo di sant’Eufemia.
E’ Igino Astronomo nelle sue Fabulae a raccontare l’episodio che, invece, vuole che sia avvenuto sull’isola dei Feaci (l’odierna Corfù):“Quindi arrivò sull’isola dei Feaci e nascose le sue nudita fra gli arbusti là dove Nausicaa, figlia del re Alcinoo, stava portando gli indumenti al fiume per lavarli.
Ulisse incontra Nausicaa sull’isola dei Feaci
Pieter Paul Rubens (1630-1635 circa)
Galleria Palatina, Firenze
Allora egli strisciò fuori dalle fronde e le implorò aiuto. Mossa a pietà, gli diede un manto e lo condusse da suo padre. Alcinoo lo accolse dandogli una decorosa ospitalità, lo onorò con dei doni e lo inviò verso la sua patria, Itaca.”
Il grande geografo greco antico Strabone, così descrive da par suo questa zona: “Dopo Caulonia vi è Skylletion, colonia degli Ateniesi al seguito di Menesteo, che ora si chiama Skylakion. Dalla città trae il nome anche il golfo Skylletikòs , che forma, insieme al golfo Ipponiate, il già menzionato istmo. In seguito ad una campagna contro i Lucani, Dionisio tentò anche di sbarrare l’istmo con un muro…” Strabone, VI, 261 (1,10).
La zona occupata dal “Foro”,
l’antica piazza della città romana
La grande importanza della colonia è sottolineata dalla sua particolare posizione geografica, nel punto iniziale dell’istmo, sulle rive del fiume Corace dove sarebbe potuto sorgere il Porto. Dalla parte opposta, l’ istmo era segnato dal fiume Amato verso il mar Tirreno.
I due golfi, quello di Squillace sul mar Ionio e quello di Sant’Eufemia sul Tirreno segnavano il confine di Enotria, la regione governata dal re Italo da cui derivò il nome della regione, Italia.
«Dicono i dotti che uno degli abitanti di quella regione, Italo, diventò re dell’Enotria; che questi dal suo nome, avendo mutato l’antico, si chiamarono Itali invece che Enotri e che da lui prese il nome di Italia tutta quella penisola d’Europa compresa fra i golfi “Skylletikòs” e “Lametikòs”;distano questi l’uno dall’altro mezza giornata di cammino». Aristotele, Politica , 1329 b. (IV sec. a.C.)
Il grande teatro della colonia romana visto dall’alto della collinetta
occupata dalla successiva Necropoli bizantina.
Da qui suggestivo è anche il panorama che unisce
i colori nitidi del cielo, del mare e degli ulivi.
Tutto vero? Secondo altri studiosi Italo, re degli Enotri,insediò, sempre in Calabria, a Trebisacce, ora provincia di Cosenza, l’Italia! A questo punto penso che avesse ragione Jean-Marie-Bernard Clément (Clément de Dijon) che, nelle Lettere, 1773/76, scrisse: “Chi ci libererà dei Greci e dei Romani?”
E’ molto complesso tentare di ricostruire la storia della polis grecaSkylletion in quanto non si riescono a definire i suoi limiti cronologici a causa della sovrapposizione della colonia romana Scolacium che si sarebbe impiantata tra il 123-122 a.C a nord dell’altra importante colonia:Kaulon. Alcune settimane fa una mareggiata ha quasi fatto sparire l’importante insediamento archeologico
Il sito archeologico di Caulonia
La vita di questa colonia, sebbene con abbandoni e rioccupazioni, si protrarrà fino al VI secolo. Dopo il momento di massima fioritura, successivo alla rifondazione di Nerva, iniziò il lento abbandono delle strutture cittadine attorno al IV secolo d.C.
La città si spostò verso la collina del teatro che venne occupata dall’abitato tardo romano, abbandonato anch’esso intorno al VI secolo d.C.
Il teatro romano visto da
un’altra angolazione
Varcando il grande ingresso che segna il confine del Parco, il fascino della storia fa dimenticare i rumori provenienti dalla strada statale che lo costeggia isolandolo dalla spiaggia. Lo stupore di chi vi entra è sicuramente suscitato dalla mole maestosa delle absidi di una costruzione di epoca medievale tra le più imponenti della regione, la basilica di Santa Maria della Roccella, nota come la “Roccelletta”.
Il colore del laterizio contrasta vivacemente con il verde della vegetazione che l’avvolge e ancora di più con il blu del mare quando si sale un per la collinetta.
I maestosi ruderi della chiesa
di Santa Maria della Roccella
Foto © Daniela Strippoli
In particolare ben visibile parte dell’abside, relativo alla navata laterale, e parte della muratura della sottostante cripta e alle fondamenta del muro laterale della basilica
Questa basilica, risale al tempo dei normanni, i “Nord man”, gli uomini del Nord, dominatori e conquistatori della Calabria che hanno lasciato un po’ ovunque le loro tradizioni e le loro fondazioni architettoniche, testimonianza di un’intensa attività politica.
Un’attenta analisi della pianta della chiesa rileva una serie di soluzioni architettoniche appartenenti allo stile occidentale romanico, con transetto sopraelevato raggiungibile da gradini.
Ciò ha consentito di chiarirne definitivamente la sua cronologia che risale tra la fine del XII e l’inizio del XIII secolo d.C.
Un’altra immagine della Basilica
di Santa Maria della Roccella
Foto © Daniela Strippoli
Costeggiando le pareti laterali della Basilica normanna, seguendo una stradina lastricata si attraversa l’uliveto fino a raggiungere il Foro: la grande piazza di ogni città romana.
L’area misura 38,14 x 81,60 metri e conserva i resti affioranti del Capitolium, sede del culto principale della città romana, situato al di sopra di un muro di terrazzamento in opera quadrata e parte del Decumano Maximus ossia la strada lastricata con basoli di pietra locale che attraversa la grande piazza costituendone l’asse viario principale del foro che può essere datato in età tardo repubblicana su base paleografica grazie all’iscrizione di Lucio Decimio Secundione.
Parte del Decumanus Maximus la strada principale
della città romana composta da basoli di pietra grigi e allineati
I lavori di ricerca continuano e molte sorprese potrebbero a breve apparire in questa stupenda zona archeologica ancora tutta da scoprire.
Scavi recenti hanno portato
in luce l’anfiteatro Romano
La Calabria? E’ ancora tutta da scoprire…
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