Nella chiesa della Madonna della Neve
In Calabria Ti Guido Io
La Sacra famiglia
nella chiesa della Madonna della Neve
a Zungri
di
Daniela Strippoli
In Calabria è straordinario scoprire quanto di prezioso si nasconde nel ricchissimo patrimonio della sua storia dagli infiniti risvolti. Ancora più grande è trovarsi all’improvviso davanti a capolavori d’arte di grande bellezza in luoghi poco noti che quasi si disperdono nell’ampia superficie della regione.
E’ questo il caso di Zungri, un piccolo paesino di appena duemila abitanti sull’ altopiano del Poro, in provincia di Vibo Valentia che, poco noto non è, dal momento che ha rivelato un intero villaggio in grotta oggi divenuto importante meta del turismo culturale. Un luogo di grande fascino definito la piccola Petra in Calabria perché rimanda a similitudini lontane che si fondono con le atmosfere della Cappadocia e della Giordania. Ma Zungri non è solo grotte!
Un prezioso dipinto posto sull’altare del Santuario dedicato alla Madonna della Neve, denota peculiarità di colori, impostazione e tratti stilistici con la pittura rinascimentale di Raffaello Sanzio, il noto pittore urbinate che segnò incisivamente il corso della storia dell’Arte italiana. Il valore artistico di tale opera, come tante in Calabria, non è probabilmente ancora del tutto compreso e molto poche sono le notizie circa la sua provenienza e il suo autore.
Il culto della Madonna della Neve a cui la popolazione di Zungri è particolarmente legata, affonda le sue origini ai primi secoli della cristianità. Ha origine nel 352 d.C e la sua storia è legata ad una leggenda che narra di un nobile patrizio romano e di sua moglie che, non avendo avuto figli, per un atto di fede, decisero di devolvere tutti i loro beni per la costruzione di una Chiesa dedicata alla Madonna. Nella notte tra il 4 e il 5 agosto, entrambi i coniugi fecero lo stesso sogno. Sognarono una nevicata su Roma. Meravigliati di come potesse essere accaduto un simile sogno ad entrambi, si recarono dapprima dal Pontefice del tempo, papa Liberio (352-366), il quale aveva visto anch’egli in sogno una nevicata su Roma e, successivamente, si recarono sul Colle Esquilino. Il luogo su cui sognarono la neve sembrava infatti indicare ad entrambi che doveva trattarsi proprio di quel colle e, nel mese di agosto, con grande stupore per il periodo caldo, trovarono il pianoro in cima al colle coperto di neve. Fu proprio su quel punto innevato che Papa Liberio segnò il perimetro di quella che poi divenne la Chiesa che fu dapprima nominata Liberiana dal nome del pontefice e, successivamente, divenne Madonna della Neve.
Il primo a rappresentare tale evento nell’arte cristiana fu il fiorentino Masolino da Panicale della cerchia dei pittori cortesi della prima metà del 1400. Egli rappresentò la fondazione della Basilica di santa Maria Maggiore sul colle Esquilino innevato sulla pala che voleva destinare all’altare maggiore, e che invece oggi si conserva sul retro dell’Assunzione della Vergine presso il Museo Nazionale di Capodimonte (NA). Allo stesso periodo appartiene anche la pala di Stefano di Giovanni, meglio conosciuto come il Sassetta, conservata presso la Galleria degli Uffizi a Firenze commissionata nel 1430 da Ludovica Bertini.
Il dipinto di Zungri, è olio su tavola e rappresenta un momento di intima e umile familiarità tra la Madonna, il bambino Gesù, San Giovannino e Santa Elisabetta. La Madonna è seduta al centro avvolta in un manto color oro che ricopre la sua veste rossa di raffinato velluto. Ha sul capo la corona e con il suo sguardo amorevole osserva compiaciuta il gesto del figlio che allunga il braccio per accarezzare sul volto Giovannino che, inginocchiato sulle gambe di Elisabetta, si sporge verso il Bambino Gesù anch’egli con la corona sul capo. Elisabetta appare di profilo, ha lo sguardo mesto rivolto ai due bambini ed è in ginocchio accanto al trono su cui siede la Madonna. Nella parte superiore del dipinto, alle spalle di Elisabetta, si apre una finestra su un paesaggio in lontananza. Vi è rappresentato il colle innevato con chiaro riferimento alla Madonna della Neve, un rivolo d’acqua e un alberello che si staglia sui colori del cielo al tramonto.
Una tavola simile a questa della Madonna della Neve di Zungri che ripropone lo stesso tema, quello della Sacra Famiglia, con una medesima configurazione e disposizione delle figure, si conserva al Louvre ed è ritenuta opera eseguita nella bottega di Raffaello tra il 1518 e il 1519. Nel dipinto di Zungri, la scena non si svolge su uno sfondo paesaggistico. Il paesaggio appare dall’interno di un ambiente tra un tendaggio e una finestra e tale soluzione è stata adottata in un’altra opera di Raffaello, la Sacra Famiglia di Francesco I datata al 1518 che fu commissionata dal Duca di Urbino Lorenzo per ossequiare Francesco I di Francia.
L’impostazione delle figure, la soave espressione dei volti, la somiglianza tra il viso di Elisabetta nel dipinto di Zungri e quello della stessa nell’opera di Raffaello, la medesima soluzione di trasferire la scena su uno sfondo paesaggistico fuori dall’interno in cui essa si svolge adottando la soluzione della finestra, i forti contrasti dei colori, lasciano dedurre che l’autore del dipinto della Sacra famiglia di Zungri, nella chiesa della Madonna della Neve, possa essere stato, se non proprio Raffaello, qualche suo discepolo. Purtroppo questo è impossibile stabilirlo per le condizioni in cui versa l’opera che, nel tempo subì diverse ridipinture che finirono con il degradarla.
Una possibile attribuzione alla ricca collezione pittorica di Guglielmo Ruffo di Scilla è però possibile dal momento che essa conteneva molte opere di mano Raffaellesca tra cui anche una che rappresentazione di Madonna con Bambino e San Giovannino creduto da molti proveniente dalla scuola di Raffaello.
L’ipotesi che il dipinto di Zungri possa avere una simile attribuzione pare dunque essere molto probabile. Alla morte di Raffaello nel 1520 la sua bottega fu ereditata dal pittore Giulio Romano e, secondo il parere degli storici dell’arte, sembra proprio che il quadro di Zungri della Madonna della Neve provenga da questa importante bottega.
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